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Corso di organetto
Corso di organetto

Corso di Organetto

L’organetto, o meglio la fisarmonica diatonica, nasce in Austria nel 1829 ad opera di Cyrill Demian, costruttore di organi e pianoforti a Vienna. Lo strumento originario, denominato “accordion”, era dotato di un mantice azionato dalla mano sinistra, di una cassettina contenente le ance libere metalliche, raggruppate in modo tale da produrre accordi completi, e di una tastiera con cinque tasti azionati dalla mano destra, ciascuno dei quali comandava una valvola per consentire il passaggio dell’aria attraverso un determinato gruppo di ance. L’”accordion” di Demian utilizzava ance di tipo bitonico, cioè in grado di produrre determinati suoni solo aprendo il mantice e altri suoni solo chiudendolo; ad uno stesso tasto potevano così corrispondere due suoni differenti, a seconda della direzione della corrente d’aria nel mantice, in analogia con l’armonica a bocca, inventata pochi anni prima (1821) dal tedesco Buschmann. In tal modo lo strumento poteva produrre 10 accordi completi con soli 5 tasti.

PROGRAMMA

Il programma didattico proposto deriva dalle premesse metodologiche riassunte nell’estratto riportato qui di seguito,

Estratto dal capitolo “SPUNTI PER UNA DIDATTICA AMATORIALE DELL’ORGANETTO” di V.Caglioti, apparso nel volume LA MUSICA PER AMARE LA VITA a cura del Annibale Rebaudengo, Ed. ETS

Gli spunti presentati sono tratti dall’esperienza personale di insegnamento ad allievi adulti, dall’analisi di pubblicazioni sull’argomento e da confronti con colleghi impegnati a vario titolo nella didattica amatoriale dello strumento.

L’organetto è uno strumento ad ance libere con due tastiere separate da un mantice. Questo antenato della fisarmonica è utilizzato nell’esecuzione di repertori tradizionali in varie regioni del mondo. Recentemente, con il contributo di innovatori dello strumento, il suo utilizzo si è esteso all’esecuzione di composizioni moderne e all’improvvisazione.

Fino a pochi decenni fa, la didattica era basata quasi esclusivamente sull’imitazione e sulla tradizione orale. A tutt’oggi non sono state elaborate metodologie didattiche largamente condivise.

Nell’esperienza dello scrivente, capita piuttosto di rado di incontrare gli allievi che abbiano praticato con continuità lo strumento fin dalla giovane età. Le esperienze pregresse, quando presenti, sono per lo più relative ad altri strumenti (come ad esempio il pianoforte o la fisarmonica) a livello più spesso amatoriale che professionale.

Gli aspetti principali della metodologia didattica che si è andata costruendo sono derivati sia dalla particolarità dello strumento sia dalle caratteristiche di questi tipi di allievi.

Questi ultimi sono caratterizzati da disponibilità, tempo, grado di motivazione allo studio e predisposizione variabili in modo significativo da un allievo all’altro.

Una parte del fascino dello strumento, correlato con la motivazione degli allievi, è legata alla sua natura polifonica. In molti repertori tradizionali, tramite la tastiera sinistra (che produce sia note basse sia accordi preparati) si assolve una funzione di accompagnamento ritmico e in parte armonico, mentre l’esecuzione della melodia è affidata alla tastiera destra. La presenza di due tastiere indipendenti rende possibili esecuzioni polifoniche, in cui l’organetto mostra un certo grado di autosufficienza: probabilmente tale caratteristica –oltre a un suono dotato di notevole espressività- conferisce allo strumento gran parte del suo fascino. Dalla necessità di coordinazione delle due tastiere nasce però anche una delle difficoltà tecniche dello strumento.

Va appresa non solo una coordinazione fra la mano destra e la mano sinistra, bensì fra tre parti. La terza parte in gioco è il braccio sinistro che controlla il mantice. Ad esso è affidata l’espressività, tramite la variazione dinamica dell’intensità del suono prodotto dalle ance libere al passaggio

dell’aria. L’indipendenza di più difficile acquisizione è dunque quella tra le dita della mano sinistra e il braccio sinistro. La relativa leggerezza dello strumento, infatti, tende a provocare –ancor più che nella fisarmonica- una perturbazione dell’intensità sonora allorché un dito suona un tasto della parte sinistra. Piuttosto faticoso è raggiungere questa indipendenza, necessaria non solo per ottenere un suono soddisfacente, ma anche per essere in grado di produrre accenti e di modulare il suono durante l’interpretazione di un brano. La percezione dell’allievo, quando raggiunge tale indipendenza o anche solo mentre ascolta un’esecuzione che ne sia esempio, è quella di due “strumenti” per l’appunto indipendenti.

D’altra parte, la naturale perturbazione del suono in corrispondenza della pressione di tasti della tastiera sinistra è spesso parte integrante di alcuni brani tradizionali, dove in corrispondenza del suono dei tasti a sinistra è desiderabile –quando non addirittura necessario- l’accento che ne deriva. E’ perciò opportuno non scoraggiare la naturale perturbazione; è altresì necessario implementare attraverso lo studio le capacità espressive da affiancare alla “natura”.

E’ difficile, soprattutto per un allievo all’inizio del proprio percorso, percepire le differenze nella fattispecie tra suono perturbato dall’uso della tastiera sinistra e suono non perturbato (ad esempio a intensità uniforme) nonostante l’uso della tastiera sinistra. D’altronde la percezione di tali differenze costituisce un passaggio necessario per correggere gli errori e far proprie entrambe le modalità. Una possibile metodologia per migliorare tale percezione è insegnare “con lo strumento in mano”: in corrispondenza di ogni tentativo dell’allievo si imita dapprima la sonorità da lui prodotta e, subito dopo, si mostra l’effetto desiderato. In tal modo la differenza risulta più facilmente percepibile.

La coordinazione tra braccio sinistro (mantice) e dita della mano sinistra (tastiera sinistra) non solo è funzionale alla modulazione espressiva del suono, ma nell’organetto assolve anche ad un’altra necessità. La tastiera della melodia (parte destra) è infatti organizzata in modo simile all’armonica a bocca. Ciascun tasto esegue due diverse note: una aprendo il mantice e una diversa chiudendolo. In parecchi casi l’esecuzione di una melodia comporta il continuo e rapido alternarsi tra i movimenti di apertura e di chiusura del mantice. Sovrapponendo tale movimento alternato del mantice alla pressione dei tasti della tastiera sinistra, si tende talvolta a produrre un indesiderato vincolo di simultaneità tra l’inversione del movimento del mantice e il rilascio del dito dal tasto: come conseguenza di tale simultaneità, spesso si anticipa il cambio di nota della melodia (provocato dalla prematura inversione del movimento del mantice). Questo errore si corregge acquisendo l’indipendenza tra il rilascio del tasto e il ritorno del mantice.

Anche in questo caso, un metodo efficace consiste nel guidare lo studio a partire dalla riproduzione contestuale-da parte dell’insegnante- di esempi di esecuzione errata e di esecuzione corretta con lo strumento. Il confronto percettivo tra le due modalità esecutive consente di rafforzare nell’allievo la motivazione necessaria per intraprendere l’impegno a “forzare un po’ la natura” e migliorare questi aspetti.

Va osservato che la disponibilità di tempo (e/o di energie) di un allievo adulto può scoraggiare l‘applicazione sistematica in esercizi prolungati. Per quanto possibile pertanto, gli esercizi da affrontare vengono mutuati da brani musicali che contribuiranno a costituire il repertorio, così da

rafforzare nell’allievo la motivazione ad affrontare i problemi tecnici durante lo studio dello strumento.

Molti degli aspetti tecnici da affrontare, naturalmente, sono comuni con altri strumenti. Ad esempio, lo studio del fraseggio melodico tramite il legato e lo staccato per le note della tastiera destra presenta aspetti in comune con la fisarmonica più che con altri strumenti. Nel caso di parti melodiche da eseguire tramite frequenti inversioni della direzione del mantice, lo studio del fraseggio presenta difficoltà specifiche derivanti dall’impossibilità di legare perfettamente due note consecutive una “in aprire” e una “in chiudere”. La pratica con il mantice è necessaria per acquisire la capacità di eseguire un “quasi legato” in presenza di inversioni della direzione di movimento del mantice stesso.

Una pratica spesso presente nella tradizione orale è l’acquisizione di brani “a orecchio”. Tale modalità di acquisizione non può esser certo l’unica per un allievo dei giorni nostri, poiché lo renderebbe dipendente dalla disponibilità di registrazioni sonore. Ma può rivelarsi utile in quanto il repertorio tradizionale è quasi sempre trasmesso “oralmente”, e quasi mai attraverso parti scritte. L’esercizio nella lettura di spartiti è perciò affiancato all’allenamento alla rilevazione di brani a orecchio, a partire dal semplice (ma ripetuto) ascolto.

Nello studio dell’organetto, la pratica della lettura a prima vista appare più spesso orientata alla formazione di tipo professionale che non a quella di natura amatoriale, dove ciascun nuovo brano viene fatto proprio tramite un processo di sedimentazione.

In assenza di uno standard largamente condiviso tra i vari metodi di insegnamento, la metodologia didattica viene progressivamente costruita nel corso di questa personale esperienza, durante la quale il docente impara –dai propri allievi- ad insegnare.

 

PROGRAMMA DIDATTICO

Il programma, derivante dalle considerazioni riportate, prevede per gil allievi principianti:

l’acquisizione della corretta posizione dello strumento, il controllo tramite il mantice dell’emissione e dell’intensità del suono, la digitazione dei tasti con la mano destra con esempi di arpeggi, la digitazione dei tasti con la mano sinistra con esempi di accompagnamenti elementari;

parallelamente allo sviluppo della tecnica, la familiarizzazione con la disposizione delle diverse note nelle tastiere;

la coordinazione tra mantice e tastiera sinistra (braccio e mano sinistra), la coordinazione tra tastiera destra e tastiera sinistra, l’esecuzione di semplici scale “apri/chiudi” cioè con frequenti inversioni della direzione del mantice;

l’acquisizione dell’indipendenza tra mano destra e mano sinistra: esempi con note di durate diverse tra mano destra e mano sinistra, esempi con note legate a destra e staccate a sinistra e viceversa; Valzer “en avant blonde”

l’acquisizione dell’indipendenza tra mantice e tastiera sinistra: rilascio dei tasti non contemporaneo all’inversione della direzione del mantice –Schottish-;

l’acquisizione dell’indipendenza fra le tre parti: tastiera destra, tastiera sinistra e mantice; Valzer “Accordeon” –

l’esercizio dell’omogeneità del suono, come percepire accenti indesiderati, produzione del suono a volume costante, produzione del suono a volume modulato; – Valzer “La marine”

l’eserczio della pulizia del suono su note della tastiera sinistra: costanza del ritmo in semplici accompagnamenti di base (2/4, 3/4, 6/8, 4/4) e uso del metronomo.

l’articolazione delle note su tastiera destra: legato, staccato e gradi intermedi; esercizio sull’omogeneità dell’articolazione; – Polka di F.Giannattasio

 l’uso di note doppie con la mano destra: articolazioni diverse e corrispondenti risultati sonori Rondeau-

lo studio di semplici autoaccompagnamenti di mano destra Bourree d’Auvergne il ruolo del mantice negli accenti: il “picotage” – “Schottish de Lea”

la digitazione di note nella mano destra: arpeggi, scale; passaggio dell’indice, passaggio del medio.

il controllo dell’omogeneità del suono nei passaggi di mantice: Mazurka des escoliers -Green sleves”

esercizi di dinamica: variazioni di dinamica nelle ripetizioni di frasi.

Il percorso prosegue con lo studio brani di progressiva difficoltà tratti da repertori regionali, in base agli aspetti tecnici che li caratterizzano: ad esempio fandango e arin-arin dei Paesi Baschi (digitazione, staccato), gighe, polche e reel irlandesi (mantice, accenti, fraseggio “inegales”, abbellimenti), balli delle valli occitane piemontesi (fraseggio quasi legato, doppie note), balli “staccati” dell’Appennino Emiliano (bassi variati), Reel e valzer del Quebec (passaggi di mantice) etc…

Per gli allievi non principianti, la didattica prende spunto da eventuali imperfezioni tecniche riscontrate e, attraverso la proposta di brani adatti a trattarle, si motiva l’allievo a esercitarsi nella corretta pratica.

A tutti gli allievi viene spesso proposta una parte della lezione dedicata alla di musica di insieme, volta a sviluppare l’espressività, l’ascolto e l’adattamento. Tale pratica, basata sull’interscambio tra i ruoli di “leader” e “follower”, consiste nell’affidare a turno a ciascun allievo il ruolo di conduzione con il compito di suonare un brano assegnato con variazioni ritmiche, dinamiche e di fraseggio a suo piacimento: contemporaneamente, agli altri allievi è richiesto l’adattamento alla modalità proposta dal conduttore.

Informazioni

Chi può partecipare

Adulti, qualsiasi livello di esperienza

Quota corso

  • 425€ + 30€ di quota associativa
  • per chi si iscrive a più di un corso, esclusi i laboratori brevi,
    sarà praticato uno sconto del 30% sulla quota del secondo corso

Puoi consultare la pagina “Info e Iscrizioni” per avere ulteriori informazioni riguardo a quote e scadenze

Cosa comprende

La quota comprende una lezione settimanale di strumento e la partecipazione gratuita al corso di Teoria Musicale

Programma e biografia dell'insegnante

Il programma è inoltre visibile, insieme alla biografia, cliccando su Vincenzo Caglioti più in basso nella pagina

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Orari e Docenti

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Mercoledì
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